UNO SGUARDO AL MONDIALE con ASIA D’AMATO, CARLO MACCHINI e THOMAS GRASSO

I veterani di questo Mondiale sono tre, Asia D’Amato e Carlo Macchini delle Fiamme Oro e Thomas Grasso. Tutti e tre, reduci di esperienze in almeno un Campionato del Mondo, hanno portato con sé un bagaglio prezioso di competenza ed esperienza, mettendolo al servizio dei compagni più giovani lungo questo percorso.

Per Asia e Carlo questo Mondiale rappresenta una vera e propria rinascita, per chi si è trovato a toccare il fondo più di una volta, ma ha saputo trovare dentro di sé la forza per rialzarsi e dimostrare ancora,di essere ai vertici mondiali. Per dimostrare che nulla è davvero perduto se ci si continua a credere.

Anche per Thomas questo è un Mondiale di rinascita, un cammino complesso e tutt’altro che semplice, segnato da sacrifici importanti, ma ricco di insegnamenti.

CARLO

Sei da poco tornato dai campionati del mondo di Jakarta, com’è stata questa esperienza?

Devo dire che questo campionato del Mondo è stata la ciliegina sulla torta di questa seconda parte del 2025, è stato un crescendo di emozioni e. di livello, sono molto contento del percorso che ho fatto, questo mondiale è arrivato dopo aver accettato che dopo Parigi 2024 la mia carriera avrebbe potuto prendere una piega diversa, ma allo stesso tempo ho messo il massimo del turbo per poter tornare ai vertici mondiali

Come ti sei sentito a prendere parte alla finale alla sbarra? È stata una rivincita dopo parigi?

Prendere parte ad una finale mondiale, ai mondiali, è una delle cose più soddisfacenti per un atleta credo dopo vincerà la medaglia più bella, prendere parte per la seconda volta è di grande orgoglio perché hai riconfermato al mondo che ci sei, che sei tra i più forti ginnasti al mondo alla sbarra. Mi ha fatto molto piacere anche se il mio obbiettivo ad ogni gara non è mai il riferimento alla classifica, ma piuttosto rivolto a quello che io sono in grado di fare, e quando io do il meglio di quello che sono in grado in quel momento mi sento comunque soddisfatto perché so che di più non sarebbe stato possibile, sennò l’avrei fatto. Questo è quello che cerco di pensare ogni volta, allo stesso modo sto cercando di mettermi in gioco per tirare fuori la miglior versione di Carlo Macchini che c’è ogni volta. Io vorrei più che vederla come una rivincita rispetto a Parigi, mi piace molto di più pensarla come una rinascita, perché a parigi è come se fosse morto il Carlo atleta per un momento e nell’ anno successivo un passo alla volta, con grande  aiuto della mia mental coach, abbiamo ricostruito e quindi c’è stato una rinascita ed è questo che mi rende orgoglioso molto più del risultato in sé

Cosa auguri al Carlo del futuro?

A Carlo del futuro gli auguro semplicemente di poter continuare a sognare e a mettere il meglio delle proprio energie per raggiungere i proprio sogni,questo è quello che fino ad adesso mi ha fatto scoprire che i limiti che mi imponevo all’inizio erano solo parte della mia mente e quindi auguro anche a lui di poter sconfinare in scenari inammaginati,che ad un certo punto diventano realtà in un secondo momento

ASIA

Foto a cura di Stefania Coppola

Innanzitutto complimenti per il tuo risultato a Jakarta e bentornata, vuoi raccontarci le tue sensazioni e qualcosa di questo tuo grande ritorno?
“Questo ritorno per me ha un significato enorme, soprattutto dopo gli anni difficili segnati dagli infortuni. Ritrovarmi su un palcoscenico mondiale è stato quasi surreale: da una parte c’era la voglia di dimostrare che potevo ancora esserci, dall’altra una profonda gratitudine per essere tornata a fare ciò che amo davvero. A Jakarta ho riscoperto emozioni che avevo paura di aver perso”


Come ti sei sentita al termine della finale all around?
“Alla fine dell’AA ero travolta da una miscela di emozioni: stanchezza, sollievo, felicità. Sapevo quanto fosse stato lungo e complicato il percorso per arrivare lì e, quando ho chiuso con le parallele, ho provato una sensazione di liberazione indescrivibile. Era come se tutti i sacrifici, le riabilitazioni e i momenti di incertezza avessero finalmente trovato un senso”

Ad oggi, cosa significa per te questo risultato?
“Per me questo risultato è molto più di una classifica. È la prova che nonostante tutto, gli stop, le cadute, la paura di non tornare più come prima,la determinazione può portarti lontano. È un traguardo ma anche un nuovo inizio: mi dà fiducia, mi ricorda che sono più forte di quanto pensassi e che posso continuare a crescere”

Qual’è il ricordo più bello che ti porterai nel cuore da questa trasferta?
“Il ricordo più bello è il momento in cui, prima di entrare in pedana, ho realizzato davvero che ce l’avevo fatta a tornare. Non era scontato, e per questo l’ho vissuto con un’emozione speciale. Porterò con me anche il sostegno della squadra e i piccoli gesti di chi mi è stato vicino quando il percorso era tutto tranne che semplice”

THOMAS

I Mondiali di Jakarta purtroppo non sono andati come speravi. Ora che è passato un po’ di tempo e puoi riguardare tutto con più lucidità, quali sono le sensazioni che ti rimangono rispetto a questa esperienza?

Sicuramente avrei voluto che andassero diversamente, la finale al volteggio era tranquillamente alla mia portata e anche al corpo libero potevo dire la mia e ambire a un buon punteggio. In un primo momento é stato difficile accettare questo risultato, visto che in tutte le occasione che mi sono state date ho cercato sempre di portare a casa il risultato. Col passare del tempo, peró, mi sono reso conto di quanto significativa sia stata questa esperienza per me, dato che a maggio dopo la Final Eight ero seriamente intenzionato a smettere. Poi una volta avuto la notizia che sarei stato preso in considerazione per questo mondiale mi sono rimboccato le maniche e messo a lavorare sodo, per cui sicuramente ci tenevo a far andare le cose per il meglio. Se peró penso da dove sono partito nemmeo un anno fa, anche solo il fatto di essere su quella pedana mi ha reso fiero del percorso che ho fatto.


A corpo libero emerge sempre una forte componente di artisticità nei tuoi esercizi: quanto pensi che questo aspetto influisca sulla tua ginnastica e quanto lavori per renderlo un vero punto di forza?

Mi è sempre venuto abbastanza naturale esprimermi così in pedana, quindi non ho dovuto mai faticare troppo per rendere i miei esercizi “belli da vedere”. In particolare peró questo codice richiede maggiore attenzione su questo aspetto e quindi ho cercato di curare ancora di più i dettagli. Da gennaio dopo ogni diagonale dovremmo prepararci per l’elemento successivo in modo sempre differente per non incorrere in penalità, quindi credo che si possa ancora perfezionare qualche passaggio


Hai dichiarato agli Assoluti che stavi provando a portare in gara lo Yurchenko con 3 avvitamenti e mezzo: come hai vissuto il percorso di questo salto e hai intenzione di portarlo ufficialmente in gara nel 2026?

È già qualche anno che sto lavorando su questo salto. La difficoltà nell’eseguirlo è parecchio alta, e spesso non sempre é conveniente rischiare per solo 4 decimi in più di nota D. Appena tornato da Jakarta ho cercato di lavorare per migliorare ulteriormente l’attacco alla tavola e rendere più facile l’inserimento di quel mezzo giro in più sulla seconda parte, e sicuramente portarlo in gara nel 2026 sarà uno dei miei obbiettivi. Oltre a questo peró posso anticiparvi che ci saranno delle novità sul secondo salto

Ringraziamo i ginnasti per la loro disponibilità insieme alla Federazione e al gruppo sportivo delle Fiamme Oro per averci concesso questa intervista.

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